Intervista con Massimo Monteleone

Cosa pensa dell’evoluzione deli sistemi di agrivoltaico negli ultimi 3 anni?

I sistemi agrivoltaici sono una realtà tecnologicamente matura e pronta per essere applicata nei territori più vocati. Le soluzioni tecnologiche migliori sono quelle in cui la disposizione dei pannelli accorda uno spazio adeguato all’accrescimento vegetale, sia in altezza sia per il distanziamento tra i tracker. Queste soluzioni agevolano il realizzarsi di coltivazioni fra i pannelli ed anche al di sotto di essi, verificandosi comunque regimi radiativi compatibili con l’accrescimento e la produzione di un ampio numero di specie agrarie. Le esperienze maturate in questi ultimi anni consentono di affermare che le condizioni per un agrivolatico “fatto bene” debbono risiedere su due ordini di criteri: quello di una progettazione di alta qualità e quello di una pianificazione territoriale ineccepibile. Nel primo caso occorre attribuire all’esercizio agricolo la rilevanza che il metodo agrivoltaico sottende, programmandolo nel modo più avanzato e sostenibile possibile, con la massima cura nell’attenuare ogni minima esternalità ambientale negativa ed esaltandone i potenziali effetti benefici (es. “carbon farming”). Nel secondo caso la pianificazione, a scala nazionale e regionale, deve essere capace di attenuare e possibilmente risolvere, in chiave di sintesi, i contrasti sociali in merito a potenziali “trade-off”: da un lato la necessità di incrementare la disponibilità di fonti energetiche alternative al fossile, dall’altro garantire la salvaguardia del suolo, dell’esercizio agricolo, del paesaggio e dei caratteri ambientali ed identitari di un luogo.

Dal punto di vista degli ecosistemi rurali che beneficio può portare l’agrivoltaico?

L’integrazione agrivoltaica dovrebbe consentire un rapporto favorevole, ossia sinergico, fra la produzione energetica e quella agricola. Ciò significa che risulterebbe aumenta la produttività agraria,  allorché rapportata all’effettiva superfice di suolo occupata (Land Equivalent Ratio>1). I risultati più incoraggianti si conseguono nelle aree geografiche dove più vincolanti sono alcune limitazioni ambientali. Nel Meridione Italiano, ad esempio, ad accentuato clima mediterraneo, le condizioni di aridità estiva limitano fortemente la produttività delle coltivazioni, per cui è necessario il supporto dell’irrigazione. Un regime microclimatico contraddistinto da un maggior ombreggiamento evita stress termici, riduce le perdite evapotraspirative, incrementa l’efficiente uso dell’acqua, il cui consumo andrebbe tesaurizzato, instaura migliori condizioni di vita tellurica che, indirettamente , avvantaggiano le coltivazioni. I pannelli, a seconda delle circostanze, possono svolgere funzione protettiva, oltre che ombreggiante, potendone modulare l’inclinazione a seconda delle necessità. Le strutture di supporto dei pannelli, inoltre, consentono l’ancoraggio di apparati sensoristici e sistemi digitali in grado di monitorare l’accrescimento vegetale, verificarne le condizioni fisiologiche e sanitarie od anche la possibile minaccia di infestanti, al fine di operare interventi di precisione (sito-specifici) che aumentano l’efficacia degli input agrotecnici e ne riducono gli sprechi.

Nel tessuto agricolo pugliese quali sono le colture che si adattano all'economia agraria del territorio?

I contesti agrari pugliesi possono essere assai diversi e rispondere a plurime esigenze produttive. I sistemi agrivoltaici meglio possono interpretare, a mio giudizio, quelle condizioni di agricoltura, orticoltura ed arboricoltura contraddistinte da un buon livello d’intensificazione. E’ in questi ambiti, infatti, che l’integrazione agrivoltaica consente di razionalizzare gli input agrotecnici, aumentandone l’efficienza e l’efficacia d’uso, diminuendone significativamente l’impiego e favorendo non solo la diversificazione colturale ma anche una buona connettività ecologica nei riguardi dei pochi ed isolati elementi di naturalità ancora presenti nella matrice paesaggistica che occorre preservare, anche in relazione al benefico effetto che possono esercitare sulla sostenibilità degli agroecosistemi.

Il disastro conseguente allo scoppio epidemico della Xylella, per certi versi epocale e sconvolgente, ha determinato, ad una scala davvero estesa, il rapido disseccamento degli oliveti salentini (in provincia di Lecce, Brindisi e Taranto). Ciò pone la necessità di allestire un processo di rigenerazione agricola ed ecologica che possa riattivare, in modo efficace e sostenibile, processi di ripresa socio-economica a vantaggio di ampi territori oggi “desertificati”. A seconda delle condizioni, ma in particolare nelle aree più desolate oggetto di abbandono, l’agrivoltaico, anche solo in una fase di avvio (nei primi 15-20 anni), potrebbe giuocare un importante ruolo “volano” nella ripresa olivicola, purché incentrata su irrinunciabili principi agroecologici, per non commettere gli stessi errori che a questa condizione hanno

Biografia

Massimo Monteleone, professore ordinario di “agronomia e coltivazioni erbacce”, insegna “ecologia agraria” (corso di laurea triennale in scienze e tecnologie agrarie) e “agronomia ambientale e territoriale” (nell’omologo corso di laurea magistrale) presso l’Univesrista’ degli Studi di Foggia.

La dimensione ecologico-ambientale dell’agricoltura, il suo carattere multidimensionale (e non meramente produttivistico), la portata territoriale delle trasformazioni che l’agricoltura genera o subisce, il paesaggio agrario e l’ecologia del paesaggio sono riferimenti che identificano i suoi interessi culturali e di ricerca. A cio’ si aggiungono interessi tecnico-scientifici come i metodi della “bioeconomia”, dell’ “economia circolare”, con focus agli impieghi delle colture agrarie a destinazione non alimentare, dei residui colturali, degli scarti e dei sottoprodotti delle industrie agro-alimentari, le coltivazioni alternative (es. microalghe). Le biomasse debbono considerarsi materia prima e/o seconda per ottenere composti organici ad elevato valore aggiunto e poi fonte di energia rinnovabile.